Giuseppe Mortara (2005)

In questa sua mostra Paolo Parisi presenta una tematica che da tempo perseguiva, sia come riflessione interiore, sia come attenta ricerca didattica.

La trasposizione su tela con opere più importanti ha comportato un attento rapporto tra forma e contenuto, sorretti entrambi da una spontaneità gestuale che non andava dispersa, anzi mantenuta intatta.

Dare vita e nello stesso tempo rappresentare.

Controllare e curare il movimento, i volumi nella loro naturale evoluzione, senza perdere l’aspetto quasi scultoreo, retaggio di un archetipo che abbraccia ogni sua opera nella propria olicità.

Così la maschera ma anche il volto: duplicità che risveglia il passato nel presente, l’istanza dell’essere nella sua iconografia essenziale.

Un afflato misterioso racchiude e nello stesso tempo si espande nella figura femminile. Chiaro riferimento al concetto nonché alla espressiva simbologia della natura, della Dea-Madre, un tempo chiamata la Grande Potnia. Il canto della natura è una valenza che si può denotare in questa tematica.

In queste opere l’artista rinnova la presenza del tempo nel corso della vita; germoglia questa istanza nell’atto stesso della sua creatività.

I colori sono forti, quasi fossero accesi.

Fasce cromatiche irradiano in riflessi vorticosi a volte le configurazioni, a volte lo scenario che lo circonda.

Altre cromie si intrecciano, si amalgamano fino a finalizzare apparenze ieratiche.

Non si disperde il molteplice perché Parisi non perde il senso dell’unità.

Né si disperde il suo messaggio, sorretto da un’attualità dove i simboli della vita non cessano di proclamare i loro valori, soprattutto per una umanità più consapevole, più vicina alla natura e meno distruttrice.

Un grande stimolo che l’artista sa fare suo e presentarlo in queste sue opere.