Lorenzo Mortara (2012) – Trasfigurazioni trasposizioni di Paolo Lorenzo Parisi

Arte come meraviglia / materia intima / occhio della mente

In Paolo Lorenzo Parisi (Genova, 1956), artista performer eclettico e poliedrico, la fotografia è concepita come mezzo, strumento, realizzazione, di un processo molto più complesso e profondo: quello che potremmo definire delle trasfigurazioni, trasposizioni o rielaborazioni. Fotografia come visione concettuale della realtà, che ci circonda e ci influenza, in continuo mutamento.

I processi associativi di immagini di diversi contesti di carattere storico, religioso e sociale che l’artista sviluppa e realizza in maniera ironica non sono necessariamente regolati dalla ragione e da un pensiero razionale ma attingono anche a quell’indifferenziato, a quel sottosuolo che è in noi – inconscio collettivo che racchiude l’archetipo dei nostri sensi, desideri, passioni. Questo mondo sommerso può sempre rivelarsi alla nostra coscienza – come segno e significato di un altro possibile, di un altro Sé sociale e psichico che vive in noi più ampio e complesso, perché come osserva acutamente Umberto Galimberti: l’Io, una volta costituito, per alimentarsi deve andare alla sua fonte, attingere all’indifferenziato, a ciò che ancora non è diventato razionale e quindi all’irrazionale. Arte come necessità di restringere il divario tra arte e storia, tra finzioni e realtà, tra individuo e società, tra sogno ed emozioni. Per Parisi l’oggetto da raffigurare deve assolutamente essere messaggero di un significato sotteso, rilevante, ma al tempo stesso soffuso del sentimento dell’ironia, del détournement, dell’allegoria. I Dittatori decontestualizzati dal loro momento storico (Hitler, Mussolini, Mao, Stalin, per esempio) e inseriti in contesti quotidiani, ludici e contemporanei vogliono sferzare il nostro senso critico e storico; richiamare alla mente il rischio di derive politiche contingenti, che si possono ripresentare, con altre sembianze e caratteristiche proprie di ogni tempo. Perché ogni conoscenza comporta in sé il rischio dell’errore e dell’illusione. Per questo Parisi vuole mettere in luce i rischi annidati nella nostra società, società dei consumi, dell’immagine e della tecnologia, ma anche fare riflettere sul concetto di arte (La crisi dell’arte, L’arresto dell’arte, Fontana Taglialatela, Achtung Rotella!), di scienza (Venerdì trippa, Mani in alto), di conoscenza e di storia (Oro blu la guerra santa, Amnesy International, Menonero, Piccoli Adolf crescono, Hola ola).

Che l’universo sia finito, come argomentava Parmenide, o che sia presente in forme e variazioni infinite, come ipotizzava Giordano Bruno e come viene ipotizzato da alcune teorie di scienziati contemporanei, il tempo storico e il tempo presente potrebbero essere visti da una mente fervida e immaginativa, come molteplici fasi combinatorie di mondi contigui ma differenziati. E allora non ci stupirebbe più trovare Pinochet come uno Chef di cucina (Pinochef), o Mao Tze Tung come un fuoriclasse di corse di moto (L’importanza di essere rossi), o Stalin su un campo di tennis (Preferisco giocare sulla terra rossa). Tutto diventa possibile e quindi anche relativo. Non è semplice falsificazione, quella che attua il perfomer Parisi, bensì piuttosto un tentativo, partendo dal ludico e dall’ironia, attraverso il quale la fotografia digitale decontestualizzata e trasfigurata – dimensione transtemporale del possibile e dell’immaginario – realizzi un dis-velamento dai continui condizionamenti e soggiogamenti cui siamo soggetti. E che forse, solo attraverso il meccanismo del dis-imparare e del dis-conoscere, si possa giungere infine ad una visione interiorizzata, libera da preconcetti e più critica della realtà, perché l’arte è una bomba contro il senso comune e un tentativo di andare oltre certi sentieri già battuti (Esploratori dell’abisso, Enrique Vila-Matas).

La poetica di questo artista concettuale riluce di scene contrastanti, rovesciate, di giochi di parole, anagrammi, rebus – monito e riflessione rivolta verso la natura duale dell’uomo: raziocinio e intuizione, calcolo e sentimento, logica e follia. L’artista ci induce a meditare su quella che, David Foster Wallace in “Questa è l’acqua”, definisce: la nostra modalità predefinita, inserita nei circuiti fin dalla nascita… Quasi che l’orientamento di fondo di una persona rispetto al mondo e al significato della sua esperienza fosse cablato in automatico…

Parisi è conscio dell’importanza dell’individualità razionale di ciascun osservatore, ma è anche all’ascolto dei possibili meccanismi inconsci alla base dei nostri mutamenti e delle nostre pulsioni, che rivelano la nostra unicità, e al contempo la nostra complessità. Infine è concorde con ciò che evoca Galimberti nella sua analisi sul pensiero di Freud e di Jung: La psiche, infatti, sia quella individuale sia quella collettiva, è così solidale con la storia da esserne profondamente attraversata e modificata. Questa variazione continua esige un’attenzione ininterrotta alle sue mutazioni, che sono decise dalla forma che di volta in volta assume la storia. Questa, infatti, inaugurando nuove idee dominanti e nuovi modi collettivi d’esistenza, modifica continuamente la natura dell’inconscio, che si trova a ospitare ciò che le varie epoche storiche rimuovono come non confacente alle rispettive visioni del mondo.

Lorenzo Mortara 2012